recensioni
DAVID SANCHEZ GROUP “Cultural Survival” project
Concludono degnamente questa rassegna jazzistica David Sanchez e il suo gruppo. Una band dal sicuro avvenire se già il leader può dirsi un giovane (39anni) e navigato musicista (le sue collaborazioni non si contano e basti dire che a 21 anni suonava nell’orchestra di Gillespie!) e gli altri componenti non superano i 32 anni dell’‘anziano’ Orlando Le Fleming. Una formazione che ha dato vita ad un concerto in cui il linguaggio jazzistico è contaminato dalle influenze latinoamericane (Sanchez e Henry Cole sono originari di Portorico) che qua e là fanno trasparire atmosfere ‘alla Metheny’, soprattutto in alcune parti affidate ai soli di Lund; il quale ha però il merito di conferire al sound della formazione un marchio riconoscibile, grazie ad una finissima maestria armonica e ritmica. Il resto lo fanno Henry Cole, batterista giovanissimo ma dal sicuro talento che sicuramente risentiremo nel prossimo futuro, e il serafico Le Fleming, contrabbassista di poca evidenza ma di grande sostanza, e soprattutto Sanchez con un suono potente e un fraseggio estremamente vario ed arioso ed un grande senso della riuscita complessiva, che dà origine a brani molto equilibrati ed accattivanti. Capaci di attrarre l’attenzione sulla sua musica e sul progetto che lo anima, questo ‘Cultural Survival’ che pone l’attenzione sul rischio dell’appiattimento culturale, e non solo, a cui il mondo globalizzato è gravemente esposto; un progetto a cui brani intensi come The forgotten ones (compreso nel CD Cultural Survival) fanno una intelligente pubblicità.
MASSIMO MIGLIORATI