recensioni
lunedì 10 luglio 2006
Applausi per il «reading letterario» di Michelone Dal Poetry Group ai «racconti di jazz» Stasera il terzo appuntamento: «But Beautiful» in piazza
Quando si dice jazz, la memoria balza per lo più su un nome, Louis Armstrong. E subito si proiettano immagini da rivista, le insegne intermittenti di Harlem, le notti insonni di New Orleans, dove è «jazz at the roads’ corners», jazz agli angoli delle strade. Pelli d’ebano e voci volutamente arrochite, o sensualmente illanguidite in accordi pastosi e bizzarri, ritmi incalzanti che celebrano la vita, ma anche «cool jazz», jazz freddo, d’impostazione lenta a riflessiva, reminiscenze di catene pesanti, di pianisti che, neri, suonano solo nei nights.
Nasce infatti il jazz, nelle piantagioni di quel Profondo Sud da Confederazione Antisecessionista della Georgia, della Virginia, della Carolyna, cullato e nutrito nella triste condizione del vincolo schiavile del «nigger people»; ma ben presto gli yankees non resistono alla tentazione di appropriasene e proseguirne la tradizione al Nord - come non ricordare i balli anni ’’40 tra marines e pin-up, sorrisi americani e Lucky Strike, Betty Boop e Coca Cola, Humprey Bogart a Casablanca fermo su un «cool jazz» per Ingrid Bergman, le radio a manopola che alternavano bollettini di guerra con swing e boogie? Mentre in Europa si va al ritmo battente del fox-trot, e nei «cafè literaires» di Parigi gli esistenzialisti si dividono tra Sartre e Camus, dall’altra parte dell’Atlantico si sfogano col jazz, col swing, col blues; comprano senza stancarsi i dischi di Dizzy Gillespie o Duke Ellington, e vivono spensierati, in attesa che lo zio Sam decida se chiedere ai ragazzi «I want you».
Questo ha proposto il secondo appuntamento di «Jazz on the Road» venerdì sera all’auditorium San Barnaba. Vivificata dal Jazz Poetry Group di Guido Michelone, l’anima sincopata del jazz è stata protagonista, non solo attraverso la musica e il canto sensuale di Laura Conti - una delle jazziste italiane più apprezzate -, ma anche al suono di parole e testi letterari tratti dall’esperienza antologica di «Swing in Jam», racconti e divagazioni a firma prestigiosa - Benni, Luttazzi, Baresani, Paolo Conte, Sanguineti -, che si snodano ai ritmi cari al sax tenore, inframmezzati all’esecuzione canora grazie alla bravura scenica di Silvia Conti, voce recitante; quindi l’elemento visivo, i vivaci fotogrammi tratti da «Venere e il Professore», e la proiezione di parti realizzate interamente a mano di «JazzCartoon», film d’animazione che segue l’ambizioso progetto di ripercorrere le tappe della storia del jazz.
E stasera sarà ancora jazz, o meglio ancora «JazzOnTheRoad»: l’appuntamento, alle ore 21, è con «But Beautiful»: racconti di jazz di Giampaolo Ascolese & Laboratorio Teatro Orvieto.
Il concerto multimediale, ispirato al libro "Natura morta con custodia di sax" di Geoff Dyer, vedrà in scena Giampaolo Ascolese (batteria e percussioni), Max Ionata (sax tenore e soprano), Gianluca Renzi (contrabbasso) e Alberto Rossetti (voce recitante).
Lo spettacolo è in programma in piazza Tebaldo Brusato, ma in caso di pioggia si terrà all’auditorium San Barnaba di piazzetta Michelangeli. L’ingresso costa 10 euro (ridotto 8).
Maria Elena Loda
Nasce infatti il jazz, nelle piantagioni di quel Profondo Sud da Confederazione Antisecessionista della Georgia, della Virginia, della Carolyna, cullato e nutrito nella triste condizione del vincolo schiavile del «nigger people»; ma ben presto gli yankees non resistono alla tentazione di appropriasene e proseguirne la tradizione al Nord - come non ricordare i balli anni ’’40 tra marines e pin-up, sorrisi americani e Lucky Strike, Betty Boop e Coca Cola, Humprey Bogart a Casablanca fermo su un «cool jazz» per Ingrid Bergman, le radio a manopola che alternavano bollettini di guerra con swing e boogie? Mentre in Europa si va al ritmo battente del fox-trot, e nei «cafè literaires» di Parigi gli esistenzialisti si dividono tra Sartre e Camus, dall’altra parte dell’Atlantico si sfogano col jazz, col swing, col blues; comprano senza stancarsi i dischi di Dizzy Gillespie o Duke Ellington, e vivono spensierati, in attesa che lo zio Sam decida se chiedere ai ragazzi «I want you».
Questo ha proposto il secondo appuntamento di «Jazz on the Road» venerdì sera all’auditorium San Barnaba. Vivificata dal Jazz Poetry Group di Guido Michelone, l’anima sincopata del jazz è stata protagonista, non solo attraverso la musica e il canto sensuale di Laura Conti - una delle jazziste italiane più apprezzate -, ma anche al suono di parole e testi letterari tratti dall’esperienza antologica di «Swing in Jam», racconti e divagazioni a firma prestigiosa - Benni, Luttazzi, Baresani, Paolo Conte, Sanguineti -, che si snodano ai ritmi cari al sax tenore, inframmezzati all’esecuzione canora grazie alla bravura scenica di Silvia Conti, voce recitante; quindi l’elemento visivo, i vivaci fotogrammi tratti da «Venere e il Professore», e la proiezione di parti realizzate interamente a mano di «JazzCartoon», film d’animazione che segue l’ambizioso progetto di ripercorrere le tappe della storia del jazz.
E stasera sarà ancora jazz, o meglio ancora «JazzOnTheRoad»: l’appuntamento, alle ore 21, è con «But Beautiful»: racconti di jazz di Giampaolo Ascolese & Laboratorio Teatro Orvieto.
Il concerto multimediale, ispirato al libro "Natura morta con custodia di sax" di Geoff Dyer, vedrà in scena Giampaolo Ascolese (batteria e percussioni), Max Ionata (sax tenore e soprano), Gianluca Renzi (contrabbasso) e Alberto Rossetti (voce recitante).
Lo spettacolo è in programma in piazza Tebaldo Brusato, ma in caso di pioggia si terrà all’auditorium San Barnaba di piazzetta Michelangeli. L’ingresso costa 10 euro (ridotto 8).
Maria Elena Loda
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