FESTIVAL JAZZONTHEROAD 2023 - BILL FRISELL “Four”

Il chitarrista e compositore Bill Frisell è nato a Baltimora nel 1951, ha trascorso la sua infanzia a Denver, ha studiato musica alla University of Northern Colorado e ha frequentato il Berklee College of Music di Boston. Da allora suona e compone ed è ora acclamato come uno dei chitarristi più celebrati e musicisti versatili, nonché uno degli improvvisatori più individuali e originali del nostro tempo.

Frisell ha lavorato con artisti come Charles Lloyd, John Zorn, Paul Motian, Elvis Costello, Paul Simon, Marianne Faithful e Lucinda Williams. Tra la sua vasta gamma di influenze elenca Wes Montgomery, Thelonious Monk, Bob Dylan, Miles Davis, Jimi Hendrix, Paul Motian... Tutto questo si riflette nella sua musica che, pur potendo essere etichettata come Jazz, si rivela anche eclettica e a prima vista possono sembrare inclinazioni incompatibili: country, rock, pop, surf, ambient electronic, blue grass, americana e folk music…

La sua concezione chitarristica è singolare, con un'eleganza tutta sua, un suono caldo e un fraseggio quasi sempre deliberato, immediatamente riconoscibile, senza bisogno di esibizioni di virtuosismo. Ha un'innata incapacità di produrre una nota gratuita, qualcosa che è più facile a dirsi che a farsi. Per Frisell "è davvero importante mantenere sempre viva la melodia".

Frisell è venuto per la prima volta al Jazz on the road nel 2013 per tenere un concerto indimenticabile in Piazza Tebaldo Brusato. Questa volta, il chitarrista nordamericano presenterà il suo ultimo album, Four (2022), il suo terzo con Blue Note, prodotto da Lee Townsend. L'album contiene diverse nuove versioni di numeri precedenti e 9 nuovi pezzi; per registrarlo, Frisell si è concentrato su brani e idee che aveva composto durante la pandemia che, pur non essendo ancora del tutto finiti, ha portato a tre straordinari musicisti – Greg Tardy, Gerald Clayton e Johnathan Blake – dando loro carta bianca per dare il loro contributo. Questa è una formazione piuttosto insolita, senza bassi, dove ogni musicista improvvisa e gli strumenti evitano di rubare i riflettori per un certo periodo di tempo. È un album dove la musica sembra fluttuare e il Jazz lascia il posto a scorci di Americana e blues, un po' malinconici ma spensierati, con momenti di speranza e gioia.