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recensioni

giovedì 8 dicembre 2005

dal BRESCIAOGGI - inserto Spettacoli - di FABIO BIX

Camminavo il Venezuela. La strada era un biscio d’asfalto snodato tra alberi alti come condomìni. Se non ci credi chiedilo a Katia, la tabaccaia di corso Garibaldi. C’era anche lei. Lei non mente. Non che io racconti panzane, ci mancherebbe, ma Katia è dolce come un tiramolla di S. Faustino e di lei viene naturale fidarsi. Eran le 5 o le 6 p.m., la luce s’era un pelo svilita e i pappagalli tornavano verso il punto di partenza mattutino. Sempre in coppia i pappagalli, diceva sognante Katia-la-tabaccaia-di-corso-Garibaldi. Mentre volano i pappagalli fanno un gran casino, pensavo io.

Ad un certo punto vediamo un pipistrello volare poco distante da noi. Potrebbe testimoniarlo anche Albi, c’era pure lui/ ma se non ci credi chiedilo a Katia. Il pipistrello volava nel tipico modo anfetaminico dei pipistrelli, e noi lì a guardarlo con gli occhi translucidi per via dell’esplosione vegetale in cui eravamo immersi, e, io, con un dubbio... Il pipistrello si ferma sul tronco d’un albero. Mi guarda negl’occhi. Mi dice: «Senti, gnucco, pipistrello lo dici a tua sorella, che io sono una farfalla, e pure bella!». «Un po’ cresciutella», le risposi io. Ero a torso nudo, io. «Ma ti sei visto le maniglie dell’amore?! Sembrano le scialuppe di salvataggio del Titanic!», m’ha gridato lei nel riprendere il volo anfetaminico tipico delle farfalle. E a ben pensarci... quel modo di volare è, chiaramente, tipicamente, assolutamente: Jazz. O forse. O meglio... Il Jazz è assolutamente farfalla. Ma grande. Come un pipistrello!

A tal proposito: lunedì sera. All’Antica Birreria della Bornata. Al 46. Il Jazz!

Paolo Birro (pianoforte), Franco Testa (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), a metterli assieme non ci tiri fuori un capello lungo un dito. Ma le dita... come usano le dita quei tre calvi lì!... Ad ogni tasto premuto dai polpastrelli di Paolo Birro nascevano farfalle, una rossa e 3 gialle/ e d’altri colori a non finire.

Dal pizzicare del contrabbasso, Franco Testa snocciolava dei calabroni in doppiopetto con sorrisi grossi COSI’, che saettavano nella sala facendo pernacchie blu. Dalle bacchette magiche del Bagnoli, invece, a seconda che toccasse il rullante o i piatti o o..., sbocciavano coccinelle, libellule o lucciole, salvo quando ha fatto un assolo e di colpo non si vedeva più nulla, dalle cavallette che c’erano! Ma già dal pezzo successivo, di nuovo, era più che altro una questione di calabroni sorridenti, lucciole e farfalle. No, non grandi come pipistrelli. Ma belle...

Poi, di colpo, tutti quegl’insetti da favola son volati fuori, che una zucca trainata da topini li attendeva, su su su! veloci veloci! prima della mezzanotte!, che se no la zucca si trasforma in carrozza e i topi in cavalli e allora diventa la solita favola patinata, mentre la realtà a volte è ben più colorita, come il jazz che han suonato lunedì alla ex «virèr», e... Che?! dici che ho esagerato con gl’insetti e gli effetti speciali? Mmmh... Può essere, e comunque son contento per due robe: d’avere vissuto il concerto. E, anche, perché a Boris Vian quest’articolo sarebbe proprio piaciuto. Vero, Boris?! (chi tace acconsente...). yè yè.

Fabio Bix


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