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recensioni

giovedì 20 aprile 2006

dal BRESCIAOGGI - inserto Spettacoli - di FABIO BIX

New York. Nel ventre d’una notte non fredda. Non calda. Tergicristallo - scarno braccio instancabile - che asciuga lacrime sul parabrezza del taxi. Giallo. Piove. Il taxi è giallo. Fuori piove.
Ciclicostanticità di pneumatici su asfalto lucido da pellicola liquida in cui luci di lampioni e vetrine sfarfallano piatte e sbriciolate nei contorni irregolari. Negro, il taxista. Negro, dietro, il musicista. Mano destra nella maniglia della custodia d’un sax che fino a un paio d’ore prima ha fiumato note roventi in un club fumoso e trasudante d’alcool. Nella testa del musicista negro il brusìo e le mille facce della gente continuano ad accavallarsi in un divenire perpetuo e informe/ fors’è così anche nella testa del taxista. Brusìo che ha il collo più alto del rumore ovattato dei pneumatici. Non di molto, però lo sovrasta. E, poi, la destra tira, piano, la custodia sulle cosce e anche la sinistra, ora, carezza e protegge il figlio d’oro ricurvo che forse è ancora fibrillante, tra lenzuola di velluto bordò, là dentro. E succede, poi, che le negre mani prendono a pigiare la custodia con calma, come se... E forse sì, maybe... Vi sono, sì, forse tasti invisibili. Neri tasti di plastica che emettono «blu note» nella testa del negro. E, sotto, scivolano ora rimbombi di tamburi suonati con le mani o con bacchette dalla grossa testa imbottita, a emettere gemiti fondi, come se la pelle racchiudesse ancora le viscere dell’animale da cui è stata scorticata. E, anche, tendini di bue, sì, pizzicati con vene grosse che colmano e rincarano di bassi senza invadenza il comporsi di quel magma lento ma travolgente. E chitarra, anche, sì, qua e là grattugiata nella/Ciclicostanticità di pneumatici su asfalto lucido da/ Piove/ Giallo, il taxi è/ Notte non fredda non calda/ Nel ventre di New York/ Lacrime sul/ Luci sfarfallano/ Nero asfalto/ Notte nera/ Asfalto/ Notte/ Asf.../ Ciclic...
Il negro taxista chiede se deve continuare a solcare la notte. John Coltrane fa cenno di sì, sulla scorta di qualche residuo di eroina ancora in circolo, a farlo migrare lontano dal se stesso ordinario, tra le pieghe e le piaghe del Trane straordinario che...
Da due ore il taxi tesse le vie di Manhattan/ come fosse un ago giallo, la macchina; come fosse un tessuto da ricamare, Manhattan...
Sì, deve averlo composto in una notte così, John Coltrane, quel sogno molle e caldo di brano che è «Wise One». Nel ventre d’una notte non fredda non calda, composito mosaico d’altre mille notti diverse e così simili, con nella testa milioni di volti e somatici tratti a comporne in definitiva uno solo, androgeno velato e carnale, di tutti e nessun colore, in spremuto succo d’umanità e il resto mancia. Sì, dev’essere andata così...
Ad evocarmi queste ed altre immagini, tra brani di Mingus, Monk, del già citato Trane ed altri mostri del genere, lo scorso lunedì, all’Antica Birreria della Bornata 46, c’era il trio di Filippo Pardini - il quale ha cuore a forma di sax, lui -, con Mattia Barbieri alla batteria, le vene grosse di Paolo Biasi al basso e, ospite opportunamente incastonato, Walter Beltrami alla chitarra.
See you...
Fabio Bix

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