MENU

recensioni

giovedì 30 marzo 2006

dal BRESCIAOGGI inserto spettacoli - autore FABIO BIX

E' andata così: lunedì scorso sono andato a sentire il concerto alla ex "Virer". Poi martedi mattina ho pigliato l'aereo ed ora eccomi qui a scriverti da un internet point che s'affaccia s'una meravigliosa piazza di Lisbona (o Lisboa, come si dice qui). Quindi lo StramBix te lo compongo in diretta, così, come viene viene (che già è stato un casino capirmi con la tizia dell'internet, che io lo spagnolo lo so, lei sa l'inglese... io, ovvio, l'italiano, lei, altrettanto, il portoghese... io anche il dialetto bresciano ma beh...).
Ha suonato il Gramelot in quintetto, lunedì. Che è così: Simone Guiducci alla chitarra; Achille Succi ai clarini; Fausto Beccalossi alla fisarmonica (e le facce che fa mentre la suona); Salvatore Majore al contrabbasso; Roberto Dani alla batteria. E quando son partito, a Milano c'era un cielo di ghisa e poi pioveva, anche. E poco dopo, nel cielo europeo, c'era un sole che non ti dico e quando son sceso all'aeroporto qui a Lisboa stavo in maniche corte e... Ah, sì, il concerto...
Che bel sound, mi dice Pier mentre il Gramelot uncinetta suoni. Già, ci dissi io, mentre Daya balla-va, va, va, va Daya come balla, coi suoi tre anni e mezzo di purezza. Voleva le patatine, prima di ballare, ma l'astuzia di mamma Chiara (di nome e di fatto) ne ha traslato il desiderio verso un succo e tre cannucce colorate, prima di ballare. E in effetti era un peccato non vi fossero gonne lunghe fino ai piedi roteanti, che con la musica dei Gramelot c'era di che far muovere una piazza del Sa-lento, lento, poi, ma d'un lento ritmico, che le mani di Roberto Dani parevano tarantolate nel suonarla più con le mani, la batteria, proprio mentre gli altri lasciavano spazio ad una meditata suggestione. C'era molto mediterraneo, nella loro musica, e d'arabesco arabeggiante, anche, e capperi (e olive nere) capperi Daya non balla-va più.
Si capisce, certo, che ora quel che suonano è una ballata più cadenzata, con passo da dromedario, di melodia di vento di scirocco (come quello che agita le bandiere del castello che domina Lisbona ed ora vedo qui dalla finestra), e la batteria del Dani è corredata di una cazzuola con cui cementare, forse, il condominio di suoni variegati e, sì, la malinconia (cosi appropriato il discorso, da qui...), nella musica dei Gramelot c'era pure malinconia, di contrabbasso suonato con l'arco, da finale di film in cui lei se n'è andata e lui guarda le onde dell'oceano seguirsi l'una all'altra, instancabilmente simili e sempre diverse, dall'infinito passato al futuro infinito, incuranti del presente gioioso o sofferente di chi vi annega gli occhi dei propri sentimenti...
Fabio Bix

Articoli successivi


Articoli precedenti