MENU

recensioni

venerdì 17 marzo 2006

dal BRESCIAOGGI inserto spettacoli - autore FABIO BIX

Torneranno le foglie. E i petali. È questione di poco, ormai. Santamalora, ho voglia di mostrare i miei piedi! No, non sono dei figurini, figurati. È per una questione di libertà. Nulla che c’entri con quella sbandierata dal Silvio dei miracoli di cartapesta. Il momento in cui, ogni anno, mi tolgo le calze, il 1° giorno che esco di casa senza i piedi incappucciati, beh, quello per me è un gran giorno! Giorno di libertà. Ben diverso da quelli che si vivon le ragazze quest’anno, che la moda «impone» gambe nude anche d’inverno sotto zero, e, quelle madonne scellerate, dio le salvi dalla moda e dall’artrosi... A me, il giorno che vedrai un sorriso girarmi attorno alla nuca, guardami laggiù: non ci saranno calze a interdire, saranno piedi d’un bianco imbarazzante, sì, ma la libertà cui accennavo prima, la leggerezza, ci farà volare su tappeti di seta sopra ogni cosa, ffffffff...
I piedi di Luciano Biondini e di Javier Girotto non li ho visti. Mmh... magari mi sbaglio, ma qualcosa mi suggerisce che non siano un granché. Per una questione di compensazione, dico. Sì, quei due hanno già un paio di mani dorate a testa, che si lecchino le dita, dico. Mi spiego:
La fisarmonica, inevitabilmente, richiama alla mente l’Argentina. Ecco quindi accorrere Javier Girotto, che in Argentina c’è nato, e giusto per non essere scontato decise di suonare il sax, lui. In modo per nulla scontato, peraltro. E senza sconti, per giunta, anzi... Dovevi esserci, sentire cosa usciva, lunedì, dall’impazzare di quelle quattro mani, di quelle 100 dita. Si era - sì, ero - alla ex Virèr, claro. Certo, sì, il Biondini era alla fisa. Suoni da cattedrale, ti dico. Mistici e sontuosi. E la febbre della settimana scorsa non m’era passata, ma il calore che sentivo non era attribuibile al mio stato febbrile, bensì al febbrile rincorrersi di dita e note, un’ubriacatura che t’assicuro, certo, ero all’Antica Birreria della Bornata ma di birra n’ho tracannata una sola, all’inizio, quindi lo stordimento non c’entrava col malto e robe così. Suoni sacrali, religiosi, dicevo, ma non come la mattina, che ero in casa e mi suona il campanello un paio di testimoni di Geova, e uno mi chiede «Sei credente?»; io ci rispondo «Sì, credo in Pirandello»; e lui, pendulo sorridente «...? ti possiamo almeno lasciare questi opuscoli?, parlano della felicità»; «Della felicità?, vi manda forse il Silvio dei miracoli di cartapesta?, ha reclutato anche voi?»; «Come?...»; «Hem, scusate se vi chiudo fuori, ma proprio non me la sento di chiudervi dentro».
Non quel tipo di sacralità, no; senza offesa...
Biondini e Girotto han suonato più un groviglio di liane e caimani /caimani?, sarà la febbre?/ birra, sì, un’altra/ quindi due!/ sì ma piccoline/ certo, ma doppio malto!/ ies, ma ti dico che non è una questione di birra e di febbre, era proprio quel DUO/ Attenti a quei due!/ dei suoni zingareschi/ arabeschi di suoni/ broncopolmonitici suoni/ di sangre e sangria/ isterici e istrionici suoni/ grappoli d’improvvisazione tra inestricabili trame/ mediterraneemoz-suoni/ e, poi, anche, d’un tratto, tratti e soffi di malinconica poesia, così, per pigliar fiato e ordinare una birra/ no, mica io, solo le due piccoline di prima, io, che, alla fine, mi son chiesto: quanti milioni di meravigliosi suoni han suonato, quei due benigni mephistopheles?
Fabio Bix
(foto di PierPaolo Romano)

Articoli successivi


Articoli precedenti